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Abbazia Florense

L’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore

L’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore vede connessa la propria vicenda a quella dell’abate Gioacchino da Fiore, infatti nonostante la sua edificazione sia avvenuta successivamente alla morte del religioso, rispecchia le caratteristiche condivise da molte delle architetture gioachimite. Quest’ultime erano spesso ubicate in luoghi isolati, costruite in cantieri gerarchizzati, utilizzando la risorsa litica locale. Era comune l’impiego di maestranze interne, che lavoravano alle strutture connotate da uno stile semplice ed austero. Proprio quest’ultimo punto ci fa comprendere quanto il modo di vivere e gli ideali di Gioacchino da Fiore abbiano influenzato le costruzioni realizzate, infatti, era convinzione del teologo celichese riconoscere la povertà come elemento peculiare della vita degli uomini religiosi. L’Abbazia Florense non fa altro che inglobare queste prescrizioni, soddisfando pienamente i criteri definiti dall’abate.

L’edificazione, avvenuta a seguito dell’incendio che devastò il protocenobio di Jure Vetere, primo insediamento dell’abate, iniziò nel 1215 e si potrasse fino al 1234. Nonostante l’avvicendarsi di diverse maestranze, colpisce la stretta adesione dell’architettura alle idee dell’esegeta calabrese, aspetto quasi sicuramente dovuto ad un modus operandi perpetuato nel tempo. Queste idee vengono esemplificate negli scritti di Gioacchino da Fiore, all’interno dei quali vengono presentate le tre principali attività dell’uomo: il lavoro manuale, la dottrina e la preghiera. L’utilizzo di tecniche e di soluzioni simili nella costruzione delle varie strutture, lascia presupporre l’esistenza di una vera e propria scuola, che ben presto diffuse il proprio linguaggio architettonico. La chiesa, ad un’unica navata, all’interno presenta un ambiente solenne dove le pareti vengono lasciate spoglie, così come prevedeva l’ideale di povertà perseguito. L’abside, la cui struttura è di chiara derivazione tardo romanica, presenta una finestra circolare inscritta all’interno di un triangolo, formato da tre piccole aperture anch’esse circolari. In relazione a questi motivi, molti studiosi hanno ritenuto possibile un collegamento alle tavole del Liber Figurarum, che racchiudono significati simbolici e che illustrano il pensiero profetico del calabrese. Secondo studi effettuati sull’Abbazia, questa sorgerebbe su un’architettura preesistente, infatti lo spazio oggi occupato dalla cripta, sarebbe appartenuto all’oratorio della grancia di Faraclonio. Qui sono custodite le spoglie del Beato, in un’urna che porta inciso un versetto dantesco a lui dedicato.

Rilevante dal punto di vista artistico è il portale, che si presenta avanzato rispetto al corpo di fabbrica e comprendente un arco ogivale inserito in una struttura rettangolare. Questa tipologia costituirà un exemplum per altre architetture, una fra tutte la cattedrale della città di Cosenza. La datazione di questo elemento ha trovato gli studiosi discordanti, infatti se alcuni di loro ritengono possibile una datazione vicina ai primi anni del XIII secolo, altri azzardano una datazione più alta, coincidente con il secondo decennio del medesimo secolo. Tuttavia il portale che oggi si presenta ai visitatori non è quello originario, ma il risultato di diverse fasi costruttive, che ne hanno modificato
l’aspetto nel corso dei secoli.

 

BIBLIOGRAFIA

 

 

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