Il villaggio di Silvana Mansio, in agro del comune di Serra Pedace (posto a quota 1.470 metri di altitudine), al confine della pista di fondo di Carrumango di San Giovanni in Fiore, è senz’altro il posto più bello della Sila, perché è riuscito a conservare nella sua interezza l’habitat naturale, consentendo la costruzione al 90% di baite in legno perfettamente inserite nel contesto di un bosco che si estende per circa 100 mila mq.
Sorto nella metà degli anni ’30 per volere di Alessandro Vanotti, un imprenditore lombardo di Varese, finito in Calabria nel 1932, per costruire alcuni tronchi della ferrovia calabro-lucana se ne innamorò al punto tale che non ripartì piuù per il Nord.
Il villaggio perfettamente inglobato nel perimetro del Parco Nazionale della Sila, figura come perla di inestimabile valore. La località è posta a metà strada tra Camigliatello e Lorica ed è raggiungibile grazie ad una provinciale a scorrimento veloce che si stacca dalla superstrada Silana-crotonese. L’intera area è accessibile da un unico ingresso che ne consente il controllo di quanti l’attraversano. Intorno alla Nuova Silvanetta, un locale caratteristico che vanta una cucina a base di funghi e carne di maiale sorge il parco giochi che porta il nome del fondatore del villaggio. Anche la chiesetta di campagna con il tetto spiovente che lascia facilmente scivolare la neve durante le nevicate, è intitolata a sant’Alessandro.
Secondo alcuni storici “Silvana Mansio nasce in epoca romana come stazione di sosta lungo l’antica strada degli eserciti un tratto di strada che univa il Golfo di Sibari sullo Ionio al Golfo di Sant’Eufemia sul mar Tirreno, tagliando proprio le montagne della Sila e consentendo agli eserciti di Roma di spostarsi con rapidità da una costa all’altra dello Stivale”. A conferma di ciò la scoperta nel 1935 di un’isolata tomba ellenistica a foggia di sarcofago per adulto inumato, costituita da grandi lastroni di terracotta avvenuta in località Germano, che conferma il transito dei “militari” romani su questa trasversale. Tuttavia la località silana deve il suo sviluppo alla famiglia Vanotti, le cui glie del compianto Alessandro: Irma e Carla, hanno continuato, dopo la morte del padre, a conservarne integro l’habitat che oggi fa di questo villaggio il fiore all’occhiello del turismo silano.
A farla conoscere, ha contribuito anche il film “Il lupo della Sila” interpretato nel 1949 da Amedeo Nazzari e Silvana Mangano e in parte girato nella predetta località. La fantasia popolare lascia intendere poi che il nome di “Silana Mansio” potesse avere qualche legame con quello di “Silvana Mangano”. Solo che nel 1949 la località era già conosciuta con l’attuale toponimo. Ma tutto fa brodo purché richiama turisti in Sila.
Articolo apparso sul “Nuovo corriere della Sila” num. 5 del 5 Maggio 2017. Testo e foto di Saverio Basile