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Alla conquista della terra

Foglia, il pittore dei “furconi”

I suoi quadri ripropongono le lotte contadine per la terra

di Saverio Basile*

Data la mole di quadri dipinti da Rosario Foglia, il pittore dei furconi, ci vorrebbero minimo tre giorni per farsi un’idea delle capacità pittoriche di quest’artista.
Si tratta di circa cinquemila opere “alloggiate” in tre case diverse, perché in una sola, capiente quanto sia, non c’è spazio per tutte. “A me piace dipingere non vendere, – sostiene – chi verrà dopo di me farà quel che vorrà dei miei lavori. Io allora sarò morto e non mi preoccuperò più di tanto!”. Filosofia spicciola, molto comune ai grandi pittori che “hanno fatto la fame” pur dipingendo grandi opere d’arte.
Rosario Foglia ha uno stile tutto suo che non si può dire che appartenga a questa o a quella scuola. E forse questa è la caratteristica che un giorno farà parlare di lui come del pittore solitario e contestatario, che però ha saputo vedere il mondo contadino e l’universo femminile da un’angolatura efficace che ancora suscita interesse nell’attento amatore. E poi dove li mettiamo quegli angoli caratteristici di paese, presenti quasi sempre nei suoi quadri a testimonianza della sua sangiovannesità, che gli scorre copiosa nelle vene? “Sono stato a Roma più di un anno, – ci racconta – ma poi la nostalgia del paese mi torturava e così sono rientrato. Ma se avessi resistito forse avrei avuto un futuro artistico diverso”.
Intanto i colori sono forti di quelli che richiamano lo sguardo perché penetrano ovunque, specie il rosso, il giallo e il nero. I furcuni partono da lontano, dalle lotte contadine per la terra che il padre comunista vecchia maniera, gli ripeteva ogni sera. “Una specie di nenia prima di addormentarmi, con tanto di nomi di famiglie benestanti del luogo, che sfruttavano i contadini facendoli lavorare dall’alba al tramonto e pagandoli in natura”. Le donne, invece, sono spoglie degli antichi vestiti, ma anche di quel pudore che ne esaltava la castità.
Qualche critico accenna ad una pittura “rivoluzionaria” e scomoda addirittura Gioacchino da Fiore che predisse, dopo l’età del Padre e del figlio, l’avvento di una nuova età dello Spirito, che dovrebbe segnare un rinnovamento spirituale dell’umanità. E su questo Foglia poggia la sua “rivoluzione” utilizzando quei furconi che dovrebbero annientare gli sfruttatori che si ritrovano sotto mentite spoglie. “Oggi non c’è il latifondo, ma la disoccupazione e l’emigrazione imperversano e a pagare in termini di umiliazione sono ancora una volta i giovani, per i quali i forconi potrebbero essere l’arma del riscatto”. Foglia, vive attivamente le contraddizioni della nostra civiltà e le documenta in modo eloquente sulle sue tele che un giorno, certamente, faranno parlare di questo estroso pittore che oggi si prende il lusso di non vendere i suoi quadri perché “Ho da vivere!” – dice.

*Articolo pubblicato su “Il nuovo Corriere della Sila” del 5 Luglio 2015

 

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